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Di Giuseppe Guarino
In occasione dei cento anni dalla nascita, sento il dovere di ricordare un personaggio che ebbi la fortuna di conoscere e di frequentare: il Generale Marchese Rodolfo de Carvalho de Moraes, per gli amici: Stelio. “Quando ti deciderai a darmi del tu, io sono giovane sai!”, mi ripeteva sempre questa frase, quando ci incontravamo ai concorsi ippici o per le vie di Udine o a casa di comuni amici, e così dicendo portava le mani ai fianchi e accennava una flessione sulle gambe per dimostrare che giovane lo era – e lo era veramente – se non di età senz'altro nella prestanza fisica e nello spirito. Io glissavo sempre a questa sua richiesta e rispondevo con un ossequioso sorriso da ebete. Non potevo prendermi certe confidenze, per chi, per me, era un mito. Già il fatto di stargli accanto era per me un motivo di orgoglio. Era nato a Corio Canavese (TO) il 1° maggio del 1905, in una famiglia di antiche tradizioni: la mamma era piemontese e il papà portoghese. Per otto interminabili anni studiò inglese, mentre frequentò e conseguì la maturità in un liceo francese. Iniziò la carriera militare il 6 settembre del 1926 da allievo ufficiale di complemento per svolgere il servizio di prima nomina presso il reggimento “Cavalleggeri di Alessandria”. Il 30 settembre dello stesso anno rinunciò al grado per entrare all'Accademia di Cavalleria e Fanteria di Modena. Promosso sottotenente in spe nell'Arma di Cavalleria venne assegnato al reggimento “Vittorio Emanuele II” ove aveva già prestato servizio con il grado di sergente allievo ufficiale di complemento – Il 12 dicembre del 1932 fu trasferito in “Piemonte Reale”. Il 1° ottobre del 1933, il reggimento venne, poi, trasferito da Roma a Udine. In questa città conobbe, la Contessa Agnese de Puppi che sposò il 22 maggio del 1935. A Torino nacquero Gianguido e Marisanta (che sposa il conte Pietro Enrico di Prampero), poi in Friuli nacque Carlo. Ritornando al suo peregrinare da militare, lo vediamo giungere a Pinerolo alla Scuola di Applicazione di Cavalleria. Durante tale permanenza entra a far parte della squadra nazionale militare di polo, sport che coronerà tutta la sua carriera. I successi della squadra iniziarono, infatti, nel fortunato ottobre del 1935 con la Coppa “Pinerolo”, per poi proseguire con la Coppa “Lyadia di Furnari”, Coppa “de Carvalho” e la coppa FISE disputata a Merano. I successi della squadra – della quale era diventato capitano – continuarono fino al 1938 ove le partite disputate erano quasi pari al numero delle vittorie conseguite: fra queste, famosa quella della Coppa “Mrs Frank Jay Gould” disputata a Brioni, quando la squadra azzurra ribaltò il risultato con tre porte messe a segno dal suo capitano. Nel 1939 venne, poi, trasferito nei “Cavalleggeri di Saluzzo”. Nel maggio del '40 fa in tempo a disputare a Roma la Coppa “Capannelle” e il Campionato Italiano (perché nel maggio del '41 giunge in territorio dichiarato in stato di guerra e l'attività agonistica viene interrotta). Il 28 luglio del 1942 è al seguito del Centro Militare Mobile dei “Granatieri di Sardegna”, nel settembre dello stesso anno viene promosso maggiore e il 27 giugno del 1943 trasferito in “Savoia Cavalleria”; quindici giorni dopo parte con il reggimento mobilitato. Dopo l'8 settembre del 1943 si sottrae alla cattura e si ripresenta al Distretto militare di Udine, quindi, Governo militare Alleato, Comando militare territoriale di Roma, Comando scuola centrale militare e nuovamente Distretto Militare di Udine. Questi spostamenti costituiscono il suo continuo peregrinare fino al 1° gennaio del 1949 quando approda in “Genova Cavalleria”. Nonostante gli anni difficili, riorganizza l'attività agonistica della squadra disputando, nell'aprile del '47 la coppa ENIT a Roma. Dal 1950 fino al 1961 è assegnato all'Ispettorato ippico del Ministero della Difesa e successivamente al Centro preolimpionico ippico militare. Queste sedi gli danno la possibilità di dedicarsi completamente al polo: le partite ed i successi internazionali non si contano più. Tra i più importanti: due Coppe internazionali al Cairo; Championat de Loriane a Vittel; Coppe “Montellana”, “Lamiaco” e “Federazione Spagnola Polo” a Madrid; “Coppa dei Vosgi” in Francia, ancora Spagna con la Coppa “Capitan Generale Catalogna”; inoltre tutte le partite internazionali disputate a Roma, Bologna, Merano, Pinerolo, Torino. Cos'altro dire di questo grande polero che condusse a tutti i successi internazionali la squadra italiana. Ebbi la fortuna nel 1984 di vederlo a cavallo in un campo di polo, non più nella veste di capitano, ma come arbitro in una partita che si disputò a Pordenone nel campo della “Cumina”.
Era alla soglia degli ottant'anni, ma lo vidi galoppare da un lato all'altro del campo, come un ventenne per i quarantadue minuti della durata della partita. Un giorno di fine giugno del 1996 il generale marchese Rodolfo de Carvalho de Moraes, all'età di 91 anni, se ne andò lasciando il vuoto che lasciano sempre i gentiluomini di una volta; vuoti che non vengono più colmati, perché con loro va via un mondo, un'epoca ed un modo di vivere. Io voglio ricordarlo ancora seduto affianco in un palco di giuria di un concorso ippico. Era un insolito giorno di pioggia del mese di luglio al castello Spessa di Capriva quando, durante la ricognizione del percorso, venendomi incontro, impugnò l'ombrello chiuso dalla parte della punta, lo fece ruotare sfiorando con l'impugnatura l'erba del prato mimando un colpo in avanti con palla a destra, poi, fissandomi negli occhi : “ero bravo io, sai? Difficilmente mancavo la palla” - “lo so che era bravo, ma sono sicuro che lo sarebbe ancora adesso” rispondevo, e lui ridendo, mi prese sotto braccio e mi parlò di quella volta all'Acqua Acetosa, quando la squadra avversaria capitanata dall'inglese Freeborn era in netto vantaggio ma lui seppe impostare bene il gioco e durante l'ultimo tempo grazie a due sue goal – oltre quello dei Tenenti Pirzio Biroli e del Tenente de Landerset – si aggiudicarono l'impossibile vittoria. Ora non ci sei più a raccontarmi quelle imprese della tua vita che tanto mi affascinavano; non sei più con me a giudicare i percorsi, a valutare i cavalieri, a strizzarmi discretamente l'occhio al passare di un'amazzone carina. Rubando un verso a Garcia Lorca, vorrei dirti “Tarderà molto a nascere, se nasce...” un signor ufficiale come te. Immagino che, sotto i tuoi bianchi e curati baffetti, stai sorridendo perché, finalmente, sono riuscito a darti del tu. Rivista di Cavalleria Maggio 2005
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